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TUMORE AL POLMONE: UNA NUOVA IMPORTANTE SCOPERTA

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Il tumore al polmone non a piccole cellule, il tipo più diffuso, rappresenta una delle prime cause di morte per cancro ed è infatti considerato responsabile di circa un terzo dei decessi per malattie oncologiche. Al momento purtroppo le opzioni terapeutiche sono limitate, ma nuove ricerche stanno pian piano aprendo la strada a importanti novità.

Elena Levantini, ricercatrice dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Itb), del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, dell’Harvard Medical School e dell’Harvard Stem Cell Institute, ha contribuito ad un’importante ricerca pubblicata sulle pagine di “Immunity”.

Grazie a questo studio, il gruppo di ricercatori della Levantini ha mappato le cellule immunitarie mieloidi che infiltrano i tumori polmonari non a piccole cellule, identificandone 25 sottotipi. Ma di cosa parliamo esattamente?

La Levantini spiega che l’immunoterapia è un’area emergente nella ricerca oncologica, che si propone di utilizzare il sistema immunitario del paziente per “insegnargli” ad attaccare le cellule tumorali. Le cellule immunitarie che infiltrano i tumori sono importanti regolatori della crescita tumorale, infatti possono sia promuovere che limitarne lo sviluppo.

La ricerca, svolta individuando il trascrittoma (ossia il corredo di RNA) presente in ciascuna cellula immunitaria all’interno del tumore polmonare, ha permesso di scoprire dei marcatori genici, in grado di identificare cellule immunitarie infiltranti associate a una più alta sopravvivenza dei pazienti, dando così valore diagnostico ai dati.

I risultati ottenuti contribuiscono alla comprensione delle varie e numerose popolazioni cellulari immunitarie che invadono i tumori e questo apre la strada all’identificazione di nuovi farmaci immunoterapeutici. Infatti, alcuni dei sottotipi di cellule immunitarie infiltranti, potranno essere utilizzati in diagnostica e trattati con nuovi farmaci da studiare in laboratorio prima di arrivare alla fase clinica.

Lo studio è stato condotto in collaborazione con il gruppo di ricerca di Allon Klein (Harvard Medical School) e di Mikael Pittet (Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School) e tra gli autori si riscontra anche Giorgia Maroni (Cnr-Itb di Pisa, Harvard Medical School), una giovane post doc che lavora con Elena Levantini.

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