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GAMING DISORDER: COSA FARE? LA NUOVA MALATTIA DELL’ERA MODERNA

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Ora è ufficiale. I 194 membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno ufficialmente inserito il “gaming disorder” nell’elenco “International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems”. Questo elenco  è importante per il gaming disorder perchè è l’elenco delle malattie e delle patologie internazionali.

Gaming disorder: un disturbo dei nostri tempi

Il Gaming disorder è la dipendenza da videogiochi, una patologia che viene chiaramente diagnosticata a seguito di una serie di comportamenti tenuti da un soggetto durante la giornata. Il gioco, nei casi in cui tale pratica diventa patologia, viene ad assumere un ruolo determinante nella vita dell’individuo. Spesso il gioco diventa il principale scopo di vita, o uno dei principali, una vera fissazione costante e crescente.

Perché questo fenomeno del “gaming disorder” sia classificato come malattia, devono riscontrarsi, da parte del medico, alcuni chiari comportamenti psichici continui e reiterati per almeno dodici mesi. Ovviamente tali aspetti possono avere numerose variabili che intervengono nella diagnosi. E’ per questo che si vuole porre l’accento sul fenomeno, affinché si possa arrivare per tempo alla prevenzione e alla diagnosi precoce.

Ci sono quindi dei motivi ben precisi che hanno spinto l’OMS a includere il gaming disorder nell’elenco delle patologie da curare.

Tale iniziativa, infatti, non è stata priva di polemiche e di ampi dibattiti durati anni. Il risultato si deve al dott. Vladimir Poznyak, coordinatore del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze dell’Oms, il quale ha ritenuto fondamentale l’inserimento proprio al fine di consentire l’identificazione precoce del disturbo. Inoltre si è riusciti ad individuarne le cause, intervenire per tempo e fornire strumenti di studio e di analisi del fenomeno. Il gaming disorder parrebbe in forte crescita e i disturbi sembrano causare importanti danni alla psiche dei malati.

Cosa accadrà ora?

La procedura di inserimento è comunque lunga e, per questo, l’effettiva comparsa della nuova patologia nell’elenco ufficiale, avverrà nel 2022.

Molte sono state le reazioni e le polemiche a questo atto di tutela della salute internazionale. Le prime a pronunciarsi sono state le case di produzione dei videogiochi. A schierarsi a favore dell’iniziativa dell’OMS proprio la Sony, che ha dichiarato il proprio impegno a rendere i giochi più sicuri, a provvedere con un sistema di classificazione che renda reali delle limitazioni in base all’età dei giocatori.

Si vuole provvedere inoltre a limitare la libera circolazione di giochi che possano ritenersi violenti o dedicati ad un pubblico adulto. Tali interventi, tra i quali la limitazione del tempo da trascorrere al gioco, al momento non sono ancora però stabiliti e le famiglie restano in attesa che dalle dichiarazioni si passi alla realtà.

Fonte: Artemisia Onlus 

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