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IL CUORE DI “SCORTA”: NUOVI APPROCCI PER IL FUTURO

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Abbiamo sempre immaginato il futuro caratterizzato da macchine volanti e grandi palazzi. Un’altra cosa su cui abbiamo fantasticato era la medicina del futuro: completamente innovativa, dove molti problemi sarebbero stati risolti dalle ultime tecnologie. Nuove idee e soluzioni avrebbero salvato molte persone, in questo nostro futuro. Ormai, non è più così tanto lontano, dato il grande passo che hanno fatto gli scienziati dell’università di Tel Aviv, in Israele. Hanno presentato al mondo il primo cuore in miniatura stampato in 3D, usando tessuto umano.

Un cuore grande come quello di un coniglio, ma completo di vasi sanguigni. I ricercatori ci assicurano che un giorno potremo farci stampare in 3D organi di “scorta”, escludendo il rischio di rigetto ed evitando lunghe liste di attesa per ottenere un trapianto. Risolvendo così anche la questione dei donatori, ormai non più così numerosi. L’unico problema però è che questo cuore in 3D ancora deve imparare a pompare sangue.

Altri modelli simili erano già stati stampati in 3D, ma questo cuore è il primo con un sistema vascolare funzionate. Sebbene si è ancora lontani da aver realizzato un prodotto tecnologico utilizzabile sull’uomo, Tal Dvir, il professore che ha guidato la ricerca, ci dichiara che tra 10 anni potremmo vivere in un mondo nuovo. Un mondo dove gli organi saranno creati in laboratorio, dove molti problemi sarebbero risolti in maniera più efficace e veloce. Un mondo dove stampanti di organi saranno presenti in ogni ospedale che si rispetti.

Creare cuori, ed altri organi, personalizzabili per paziente in base alle loro proprietà immunologiche, sarebbe una svolta enorme per la medicina. Ora però bisogna raggiungere qualche altro traguardo prima di dire che siamo finalmente nel “futuro” da noi sognato. Scopriamo come hanno fatto a Tel Aviv:

Il resoconto dettagliato dell’esperimento è apparso la settimana scorsa su Advanced Science; il procedimento prevedeva l’utilizzazione di tessuto adiposo da pazienti umani e la separazione dei materiali cellulari. Questo approccio garantisce che l’organo da costruire sia realizzato con le stesse cellule, annullando il rischio di rigetto d’organo. Le cellule raccolte sono state riprogrammate in cellule staminali pluripotenti, cioè cellule immature che possono maturare in vari tipi di cellule, e combinate con il materiale cellulare e un bioinchiostro che potrebbe essere utilizzato per il tessuto di stampa 3D. Le scansioni del cuore umano sono state utilizzate per pianificare la struttura del cuore e dei suoi vasi sanguigni più grandi, mentre i vasi sanguigni più piccoli che non possono essere visti su una scansione sono stati realizzati utilizzando un modello matematico. Il progetto è stato quindi stampato in modo da far crescere le cellule. Dopo il periodo di crescita, il risultato è un cuore in miniatura di 20 mm di altezza e 14 mm di diametro, con i principali vasi sanguigni e le cellule che possono contrarsi anche se la funzione di pompaggio non è ancora presente.

Durante la conferenza è stato proiettato il processo di stampa di questo organo, che dura poco meno di 3 ore. È necessaria la stessa tecnologia per ottenere cuori grandi come quelli umani, ci dice ancora Tal Dvir. Il passo successivo è quello di coltivare i cuori stampati in laboratorio e “insegnare” loro a comportarsi come tali, dunque a pompare sangue. “Le cellule devono formare una capacità di pompaggio. Attualmente possono contrarsi, ma abbiamo bisogno che lavorino insieme”, ha puntualizzato Dvir. Una volta raggiunto questo obiettivo, gli scienziati pianificano di trapiantare i cuori in conigli e topi.

Dunque, torniamo con l’immaginazione in quel futuro di stampanti di organi e cuori di scorta, senza liste di attesa per un trapianto ed altri problemi che si risolvono. Uno scenario molto interessante, visto che le cardiopatie e gli ictus ischemici sono risultati, secondo i dati dell’Oms, i principali killer a livello mondiale. Il futuro ha bisogno di questo, ha bisogno di sviluppare nuovi approcci nel campo medico. Nuovi approcci che, un giorno, speriamo non molto lontano, potrebbero salvarci la vita!

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