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Meccanismi di resistenza nel tumore ovarico: nuove prospettive terapeutiche

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La resistenza nel tumore ovarico

Una scoperta scientifica condotta all’Imperial College di Londra potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta contro il tumore ovarico. Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Marco Di Antonio, originario di Teramo, ha identificato un meccanismo molecolare che contribuisce allo sviluppo della resistenza ai farmaci chemioterapici. In particolare, lo studio ha evidenziato il ruolo di una struttura del DNA chiamata G-quadruplex, una conformazione a quadrupla elica che si accumula nelle cellule tumorali resistenti. Questa struttura sembra attivare geni che proteggono il tumore, rendendo inefficaci le terapie tradizionali dopo i primi cicli di trattamento. Il lavoro è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Genome Biology, confermando la rilevanza internazionale della scoperta.

Contrastare la resistenza con nuove molecole

Il passo successivo del team di Di Antonio è stato testare molecole capaci di interferire con la formazione del DNA a quadrupla elica. I risultati sono promettenti: in laboratorio, queste molecole hanno ripristinato l’efficacia della chemioterapia su cellule tumorali prelevate da pazienti che avevano sviluppato resistenza. Questo dimostra che la resistenza non è un processo irreversibile, ma può essere modulato attraverso interventi mirati. La ricerca apre la strada a nuove strategie terapeutiche che potrebbero ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza della resistenza, migliorando significativamente le prospettive di cura per le pazienti affette da tumore ovarico.

Un talento italiano nella ricerca oncologica

Marco Di Antonio è oggi Professore Associato presso il Dipartimento di Chimica dell’Imperial College, dove coordina un team di circa venti scienziati. Il suo percorso è iniziato a Teramo, proseguito con studi universitari a Pavia e Padova, e culminato nel Regno Unito, dove ha fondato il suo gruppo di ricerca nel 2018. La sua scoperta non solo getta nuova luce sulla resistenza nel tumore ovarico, ma potrebbe avere implicazioni anche per altri tipi di cancro. Un esempio di eccellenza italiana che contribuisce alla scienza globale, con l’obiettivo di rendere la chemioterapia più efficace e duratura.

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