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IL RAPPORTO PADRE-FIGLIO RACCONTATO CON LE PAROLE DI MAHMOOD, VINCITORE DI SANREMO

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Ad una settimana dalla fine della 69 esima edizione del Festival di Sanremo, non poche polemiche di natura politico-sociale sono sorte in merito al brano vincitore, “Soldi”, di Alessandro Mahmood in arte Mahmood. Artemisia Onlus propone uno spunto di riflessione alternativo sul tema centrale di questa canzone: il rapporto dell’artista, durante la sua infanzia, con il padre.

Il brano, fortemente autobiografico, racconta uno spaccato della periferia di Milano, nel quale la famiglia dell’artista, che ha padre egiziano e madre sarda, si ritrova a vivere a seguito della decisione del padre di andare via di casa e abbandonare per sempre la sua famiglia. Il testo non parla di denaro in senso materiale bensì di come i soldi possono cambiare i rapporti all’interno di una famiglia, e racconta la sensazione di vuoto lasciata dall’assenza del padre nei protagonisti, ovvero la madre, che soffre per essersi illusa di un amore ormai finito (“Mamma stai tranquilla, sto arrivando, te la prenderai per un bugiardo, ti sembrava amore era altro”) a quella dello stesso Mahmood. L’artista descrive un padre di cui non ci si può fidare, che predica bene e razzola male (beve champagne sotto Ramadan e fuma narghilè”, “Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai. Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei”.), che tradisce la sua fiducia attraverso le menzogne (“Tradire è una pallottola nel petto, Prendi tutta la tua carità, Menti a casa ma lo sai che lo sa”).

Una figura paterna che viene raccontata tra sprazzi di rabbia, per un rapporto ormai incrinato che è difficile da recuperare, e nostalgia, suscitata dal dolce ricordo dei momenti trascorsi insieme a giocare (“’Waladi waladi habibi ta’aleena’, mi dicevi giocando, giocando con aria fiera ‘Waladi waladi habibi’ sembrava vera”, parole impreziosite dal testo in arabo che significa “Figlio mio, figlio mio, amore, vieni qua”).
Il rapporto di un padre con il proprio figlio lascia infatti segni fin dall’infanzia ed è di fondamentale importanza per la crescita del bambino. Il padre è colui che, ponendosi come modello di riferimento per il bambino, lo aiuta a sviluppare gli strumenti per crescere in modo sano e affrontare la vita. E’ colui che contribuisce a definire l’identità del figlio come altro da sé e dalla madre, aiutandolo a compiere quel naturale processo di separazione-individuazione dalla madre e a favorire l’emancipazione del figlio, ciò che gli consentirà, una volta divenuto adulto, di separarsi dalla famiglia d’origine e di entrare nel mondo sociale.

Il ruolo del padre è complesso e ricco di sfaccettature, ma ciò che conta maggiormente è l’amore che egli nutre verso il proprio figlio, amore che si esprime soprattutto attraverso il tempo e la cura dedicati alla sua crescita. Trascorrere del tempo con il proprio padre, sembrerà banale, ma è estremamente importante per un bambino, e finanche nella Bibbia viene sottolineata l’importanza del coinvolgimento nell’educazione dei figli degli uomini, che venivano esortati a passare regolarmente del tempo con loro, come si evince dalle parole del Deuteronomio 6:6,7:

“Queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore; e le devi inculcare a tuo figlio e parlarne quando cammini per la strada e quando giaci e quando ti levi”.

Un buon padre è un padre autorevole, e non autoritario, che sappia veramente ascoltare il proprio figlio con attenzione e senza giudicarlo, che sappia educare attraverso l’esempio e apprezzare il valore del bambino al fine di promuovere in lui la fiducia in se stesso. E’ inoltre importante che sappia trasmettergli i suoi valori e sappia accoglierlo sempre tra le sue braccia nei momenti in cui maggiormente ne avrà bisogno.

 

Fonte:

 

https://www.facebook.com/AssociazioneArtemisiaOnlus/

 

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